Sei la mia tempesta perfetta.
Sei…
Sei la mia tempesta perfetta.
Sono resistente all’acqua fino alla gola
Sei la mia tempesta perfetta.
Usare il tempo goccia a goccia. Così scorre lento.
Prova a soffiare nelle mie vele, così arriverò prima…
Non c’è albero a cui legarmi in questo mare la cui eco mi frange dentro l’anima.
Remittenza erratica.
Cimiteri colmi di chiacchiere seppellite in fretta e furia. Fosse comuni di menzogne, tumuli di falsità, putrescenti bugie, fuochi fatui e fasulli…
Stati d’animo confinanti.
Riverberi ondosi sulle lenzuola. Increspature immacolate.
Le fronde sferzano l’aria, la pioggia batte rumorosa sul salice che tracima oltre il muro, qualche uccello non trova riparo, qualche altro si. Il mare è lontano, ma i gabbiani hanno invaso l’entroterra già da tempo, già da anni: troppi. Quella femmina minuta con l’amo nel becco l’ho riconosciuta subito. L’anno scorso fece il nido sopra il tetto di fronte. Strano vedere un gabbiano così magro, così ossuto che sembra quasi secco, di solito sono belli grassi, così pasciuti che ondeggiano sotto il loro stesso peso. Quella femmina minuta con l’amo nel becco non è grassa, non ondeggia sotto il suo peso, perché il suo grasso, la sua sostanza, l’ha spesa tutta per il suo ultimo nato.
Tu che profumi di spiaggia…