Puttana

“Impastiamo teorie ultraterrene per sfamare le nostre anime”, disse lei sedendosi sul tavolinetto del salotto.

Lui la guardò incuriosito, non capiva perché gli avesse detto quella cosa senza né capo né coda. “ Che intendi?” Disse lui distendendo le braccia verso l’alto per alleviare il fastidio alla spina dorsale – amplificato dalla forma affossata della poltrona.

“Siamo bombardati da continue teorie sulla vita ultraterrena, lo spirito, gli angeli, alieni, fine del mondo… sembra che chissà cosa debba succedere a breve, ma io penso che è solo perché ci sentiamo soli e insoddisfatti… ” girò lo sguardo verso la veranda da cui s’intravedevano alcuni picchi innevati di montagne, sullo sfondo di un cielo coperto.

Lui seguì lo sguardo di lei, nella speranza di capire cosa le fosse saltato in testa così all’improvviso; si soffermò sul viso percorrendole il profilo dalla fronte fino al mento; ma non riuscì a frenare gli occhi che si posarono desiderosi sopra il seno.

“Forse perché abbiamo bisogno di cambiamenti… ” disse lui senza convinzione.

“Cambiamenti? Sei forse cambiato tu che continui a usarmi come una puttana?” Gridò lei alzandosi di scatto e uscendo fuori dalla veranda. Una folata fredda inondò la stanza gelando anche la lingua di lui.

Quelle vette appuntite le davano un senso di precarietà indescrivibile; più le osservava e più rabbrividiva. Era decisa a chiudere quella storia senza copione, senz’anima.

“Dài vieni dentro, fa freddo qui fuori… ”disse lui quando gli si scongelò la lingua.

“Vattene, va’ via… lasciami sola, pagami la scopata e esci dalla mia vita… ”

“Ma si può sapere che ti è preso?” Disse lui tremando dal freddo: era a torso nudo.

“Porta le tue cazzate fuori dalla mia porta, hai capito?”

Lui entrò dentro contò dieci pezzi da cinquanta euro e uscì sbattendosi la porta alle spalle.

Lei prese i soldi e iniziò a farne piccoli aerei, lanciandoli nell’aria dopo averne riscaldato la punta.

Un raggio di sole bucò le nubi.

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