Pensieri

Pensieri ammucchiati come oggetti nella borsa di una donna.

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Pensieri

I pensieri non si possono imbrigliare, i pensieri sono cavalli selvaggi.

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Non…

Non disperdere pensieri nell’ambiente.

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La coccinella

Le gambe distese ad asciugare

il mare è più blu che verde

pensieri rincorsi da paure

ti guardo, sei incerta

affido tutto a te

cammini esitando

ti ostacolo col dito

se lo superi ci riuscirò, mi dico.

L’hai superato

posso superare l’oceano.

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Il tram

L’asfalto scivola sotto il parabrezza

mi mordo un labbro

cartelloni illuminati che corrono veloci

giro a sinistra, perché?

Penso a ciò che avresti voluto dirmi

edifici estranei si allontanano

forse dovevo aspettare che mi spiegassi

vado avanti, non aspetto

il tram

dovevo andare dritto.

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Il mondo è grande

Serro la finestra: mi nascondo al mondo, mi chiudo nel guscio. Sono un paguro. Sono un’ombra proiettata su un muro; ma devo affrettarmi. Vorrei chiamarti, anzi no, vorrei invocarti, vorrei averti… vorrei viverti. Sono roso da una passione incontenibile. Dimmi quale vetta devo scalare; quale oceano devo navigare; quale deserto devo attraversare…

Chiudo la porta, ho la testa bassa, non cerco niente sul pianerottolo, è solo vergogna, vergogna di me. Ho le spalle curve: è un peso opprimente quello che mi trascino. Il peso dei miei pensieri: sono tanti, ormai non riesco più a contarli. Sono una folla che straripa dalla mia mente. Incontenibili, irrefrenabili. Corrono tutt’intorno fino a quando non diventano un unico vortice. Un possente uragano. Sono preso dalle sue spire assordanti.

Vorrei ringraziarti per avermi regalato momenti di delicata illusione, di felice speranza, di sognante aspettativa. Mi accontento, non sono nelle condizioni di pretendere di più.

Eppure…

Devo affrettarmi, il mondo è grande.

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La valigia

«Buongiorno signore, carta d’imbarco e passaporto prego».

«Ecco, a lei».

«Quante valigie ha, signore?»

«Quattro».

«Quante?… Quattro!»

«Sì, quattro».

«Mi dispiace signore ma la franchigia bagagli è di tre colli».

«Senta signorina io ho bisogno di imbarcare tutt’e quattro le valigie, per me è necessario».

«Signore le consiglio di far entrare tutto il vestiario nei tre colli».

«No, non è possibile mi servono tutti, non posso lasciarli qua… »

«Dovrà farlo signore, diversamente non può imbarcarsi».

«La prego signorina non li posso lasciare qua, ne ho bisogno, senza mi sentirei nudo».

«Perché non elimina qualche indumento?»

«Non posso».

«Perché non può?»

«Volerebbero via!»

«Come volerebbero via?»

«Sì, volerebbero via».

«Scusi signore che razza di indumenti contengono le sue valigie?»

«Non sono indumenti».

«E cosa sono, signore?»

«Pensieri».

«Pensieri? Ma non sono troppe quattro valigie di pensieri?»

«No, io ci tengo alle mie comodità».

«E li deve portare tutti con sé? Non può lasciarne qualcuno a casa?»

«No, ho paura che li rubino».

«Be’ potrebbe ridurre il numero dei pensieri e farli entrare tutti in tre soli colli, non crede signore?»

«No, non me la sento, soffrirebbero troppo: incastrati l’uno sull’altro in uno spazio ristretto e senza luce… no, preferisco tenerli comodi».

«Ma perché,quanto tempo resta fuori, signore?»

«Sei mesi, signorina».

«Non può indossarne qualcuno più di una volta,? Tanto se sono freschi e puliti, possono essere riutilizzati e… »

«No, ne voglio indossare uno al giorno, i pensieri usati non mi piacciono».

«Può comprarne altri in viaggio, il costo non è eccessivo».

«I pensieri in vendita sono polverosi e antiquati, preferisco i miei».

«Senta signore io non posso aiutarla, lei deve assolutamente eliminare una valigia. Tolga la rossa».

«No, la rossa no».

«Perché la rossa no?»

«E’ quella dei pensieri d’amore».

«Allora la verde».

«Neanche, è quella dei pensieri di speranza».

«Quella blu allora».

«Nemmeno, è quella dei pensieri di pace».

«Non resta che la viola. Elimini quella viola allora».

«No! Proprio quella no!»

«Perché proprio quella no, signore? Che tipo di pensieri contiene quella valigia?»

«Emh… »

«Allora? Me lo dice signore?»

«Emh… quella viola non contiene pensieri».

«Cosa allora?»

«Emh… sogni».

«Sogni?! Lo sa che il contrabbando di sogni è punibile con l’arresto immediato? Lei è un folle!»

«Lo so, lo so, ma i sogni sono miei, perché non dovrei portarli con me?»

«I sogni vanno condivisi con gli altri, altrimenti è impossibile che si realizzino. Apra subito la valigia viola e faccia uscire i sogni, in modo che  possano beneficiarne anche gli altri. Si muova!».

«D’accordo, d’accordo lo faccio, ma non ne posso tenere qualcuno per me?»

«Non c’è bisogno: i sognatori come lei possono produrne tanti. Felice volo signore».

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Navigare…

Navigare mi ha sempre affascinato, ho sempre ritenuto che i navigatori fossero delle persone speciali: pregne di umanità, altruismo, sensibilità.
Oggi, con le nuove tecnologie, qualsiasi incosciente può decidere di prendere il mare su una qualsiasi barca che abbia tutta una serie di apparecchiature elettroniche a bordo; imbarcando con sé anche l’irresponsabilità, la presunzione e la meschinità. Queste persone sono un grosso pericolo per gli altri e per se stessi, ma il mare questo lo sa bene.

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Onironauta

L’avventura è iniziata, parto con mille dubbi e mille paure, ma con l’intenzione di realizzare il mio sogno. Mollo gli ormeggi con un ultimo sguardo alla grande baia, piena di barche, che si allontana lentamente da poppa; chiedendomi cosa pensassero i marinai del passato quando partivano alla ricerca di nuovi approdi. Costeggio un isolotto disseminato di pini mediterranei con scogli appuntiti che affiorano poco distanti da una spiaggia di sabbia vulcanica, dò qualche grado a sinistra e supero il promontorio col faro: quella striscia di luce mi affascina, è una sicurezza e un conforto per chi naviga. Sento uno sciabordio sospetto mi affaccio e vedo due delfini che giocano felici a prua. Li accompagno con lo sguardo e lascio fantasticare la mente allontanandola da pensieri funesti. Sono pronto ad affrontare la prima tappa del viaggio. La terra, al traverso di dritta, inizia ad illuminarsi e a prepararsi ad un’ altra serata estiva. Un gabbiano reale curioso, mi accompagna con la speranza di procurarsi qualcosa da mangiare, l’accontento e gli lancio qualche biscotto. Mi godo il tramonto che dal giallo passa all’arancio, poi al lilla e ancora al rosso vermiglio. Il sole, calando in lontananza, sembra faccia bollire il profilo del mare. Dopo un po’ un raggio verde parte dall’orizzonte e, per un momento, illumina il cielo; nei pochi attimi in cui si manifesta resto incantato ad osservarlo. E’ un effetto ottico raro, conseguenza della rifrazione solare sulla superficie terrestre, e per chi naviga è un segno di buono auspicio. Inizia a fare buio, Venere irradia la sua predominante luce fredda nella volta celeste, la quale comincia a puntellarsi di piccole luci che a mano a mano si fanno sempre più intense. La via Lattea crea un’enorme e polverosa striscia nel cielo, impossessandosi di un buio senza luna. Il gabbiano è andato via: sono solo. Metto la prua a sud ovest, regolo le vele, mi sdraio sulla tuga e contemplo la volta celeste. Comincio a individuare qualche stella: Andromeda, Arturo,Vega, la corona Boreale: mi sento piccolo. Devo stare attento, la rotta che ho tracciato è molto trafficata, specialmente d’estate; è una zona di mare difficile e imprevedibile, basta un niente e l’avventura si trasforma in tragedia. Mi organizzo i turni di guardia regolando la sveglia ogni quaranta minuti. Il mare e il buio – due elementi che combinati rievocano vecchie ataviche paure – mi fanno entrare in una specie di limbo nel quale non riesco a distinguere la realtà dal sogno. Ho letto da qualche parte che una situazione di “sogno lucido” tecnicamente viene definita “Onironautica”. Quale migliore definizione per chi sogna e naviga come me in questo momento. La notte trascorre lenta, sembra interminabile, attraverso lo stretto che mi porta nell’oceano infinito e comincio a sentirne il respiro, la forza, la potenza, l’onda. So che mi osserva, mi scruta, mi controlla e si domanda: “Dove andrà questo piccolo uomo su questo guscio di noce?”

“Mare ti voglio attraversare, voglio arrivare all’estremità della tua grandezza. Mare conosco la tua forza, la tua potenza e ho timore di te, ma sono un uomo e anche se sono piccolo ho una grande tenacia, lasciati attraversare, fammi realizzare il mio sogno, lasciami passare”… onironauta… realtà… sogno…

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